Lumen et Umbra Wiki
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Per chi non lo sapesse (e molti non lo sanno), conobbi Eos quando col sorcio mono ero ancora un chumpettino indifeso. Mentre giravo per le strade di Alma Civitas, gridando ai quattro venti se qualcuno voleva andare con ve verso l'avventura... Da poco ero diventato conoscitore delle arti magiche e quando sentii una bellissima voce femminile rimbombarmi dentro le orecchie, rimasi sbigottito! Quando comunicavo telepaticamente coi i miei pari di livello in genere sentivo delle vocine leggere leggere lontane lontante... e quindi mi chiesi chi poteva essere questa Eos che mi stava chiamando chiedendomi se avessi percaso ancora bisogno di aiuto... Ancora bisogno di aiuto? In che senso... boh...
Chiesi un po' in giro se conoscevano questa Eos... tutti mi rispondevano: E' una temibile vampira! Evitala! Ti succhiera' il sangue e la vita! Sarai dannato per l'eternita'!
Ma... ma io ho sempre avuto un lato oscuro!
Da piccolo mi piaceva rompere i giocattoli degli altri per vedere come funzionavano... si' tutto andava con degli ingranaggi piccolini piccolini... delle rotelline di ferro e bastoncini di legno che giravano giravano! Un giorno vidi il nonno che stava male sul letto e gli chiesi:

- Nonno, che cosa hai? Stai male?
- Si' piccolo Kosh, mi fa tanto male il cuore!
- Il cuore e dove e' il cuore?
- Senti quella cosa che batte dentro al tuo petto? Quello e' il cuore ed e' grande proprio come il tuo pugno!
- E cosa c'ha che non va?
- Eh! Batte non sempre regolare... e quando non batte come dio comanda allora sto male e mi gira la testa!
- Non batte come dio comanda? Che significa?
- Eh... Kosh sono stanco... le domande fammele dopo!

E il nonno si addormento' ma non russava forte forte come tutte le volte. Anzi... sembrava proprio non respirare piu'!
Fui determinato ad "aggiustarlo" come facevo coi giocattoli...
Presi quindi un coltello dalla cucina della mamma e cercai di aprire il nonno per vedere come funzionava. Quanto sangue... ma cosa serve il sangue? Perche' ce l'abbiamo dentro? Boh... lo chiedero' al nonno, tanto lui sa' tutto. Cercai di tagliare con tutte le mie forze... ma il petto del nonno era veramente duro! Scesi quindi nello studio di papa', eh si' perche' papa' e' un falegname, e presi una sega. Con tutta la mia forza segai via il petto del nonno e vidi in mezzo a due semicerchi insanguinati, morbidi morbidi come la spugna che uso quando la mamma mi fa il bagnetto... che se li premo fanno le bollicine di sangue... vidi in mezzo a quelle due cose morbidose una grossa palla grande come il mio pugno.
E' il cuore! Eccolo...! Adesso nonno ti aggiusto io... aspetta che vedo come funziona! Staccai il cuore, lo presi in mano ... e lo strizzai per bene... Uno schizzo di sangue ancora caldo mi sporco' tutta la faccia... Provai a pulirmi ma con le mani zozze dello stesso liquido non era cosa facile! Quindi decisi di fare come fanno i gattini che si leccano i baffi... e mangai giu' tutto quel sangue. Che mal di pancia!!! cavolo... mamma ho mal di pancia! Aiuto! Devo vomitare! E vomitai piu' volte... cavolo... tutte le cose che avevo mangiato per terra... e adesso che dico alla mamma... se io non mangiavo qualche cosa a pranzo me la faceva mangiare a cena... ma io non ho voglia di mangiare quelle cose che ho vomitato! Pero' se non mangio tutto il pranzo devo mangiare quelle cose a cena! AIUTO!

  • CLICK* *SGNEEEECK*

Erano mamma e papa! Che tornavano a casa dopo essere andati al mercato a comprare le cose buone da mangiare! Si'! Chissa' se mi daranno qualche cosa da mangiare... ho tanta fame!

- Ciao mamma Ciao papa'!
- KOSH!
- Si'?
- CO... coo.... cosa... cosa hai fatto!?!?!?!?
- Ho cercato di aggiustare il nonno... ma non ci sono riuscito: mi aiutate a rimontarlo?

Si guardarono entrambi inorriditi. Furono attimi di silenzio... un silenzio terribile. Poi mi guardarono con occhi carichi di odio.

- Tu... tu hai ucciso il nonno.
- NO! Io volevo aggiustare il nonno! Dai aiutatemi a rimontarlo come con i giocattoli! Vedete qui ho il suo ingranaggio principale!

E mostrai a mamma e papa' il cuore del nonno. Mamma svenne. Papa' mi guardo' sempre piu' irato... quasi pazzo... mi affero' il collo forte forte... non respiravo piu'. Mi sollevo'. E mi scaravento' fuori dalla casa, sulle strade del paese. Quindi mi raggiunse e mi diede tanti calci e pugni. Penso che ogni osso del mio corpo si fosse rotto. Respiravo a fatica... e una piccola tendina rossa stava scendendo sui miei occhi... il respiro si faceva difficilissimo... non riuscivo piu' a muovere niente...

SBAM! Papa' forse era tornato in casa... e mi aveva abbandonato nel vicoletto in cui mi aveva spinto a forza di percosse.

Quando ormai non avevo piu' nemmeno la forza di respirare... una gelida mano si poso' sul mio corpo.

- Sta fermo, tra pochi attimi ogni tua ferita sparira' e starai benissimo.

Quella voce cosi' suadente... cosi' dolce, cosi' calda... mi fece tranquillizzare e stare bene.
Mi alzai come se nulla fosse accaduto. E guardai questa donna... avvolta nell'oscurita', una oscurita' malefica, una oscurita' tranquillizzante, c'era qualcosa nei suoi occhi...una luce che non avevo mai visto...

- Piccolo, che ti e' successo?
- Signora, io non sono PICCOLO e mi chiamo Kosh, ho cercato di aggiustare il cuore del nonno ma non ci sono riuscito e mamma e papa' si sono arrabbiati! Poi ho bevuto il sangue e ho vomitato tutto... e ho fame!

La donna mi porse uno sfilatino di pane sciapo che mangiai con gusto e mi sazio'.

- Hai bevuto il sangue e sei stato male? - E la donna sorrise.
- Si' signora. Si' lo so che non ci crede. Non mi crede mai nessuno. Uffi. Sono solo un bambino a cui non crede nessuno! Siete tutti cattivi. Cattivi!
- Io ti potrei credere... ma... mostrami il cuore di tuo nonno come prova!

Non mi ero accorto che la mia mano ancora stringeva forte forte il cuore ancora caldo di mio nonno...

- Ecco signora lo prenda... glielo regalo pure! Mi ha causato solo problemi.

La donna lo prese lo guardo' con interesse e lo lecco' come se fosse stato un gelato.

- Ma voi non vomitate col sangue...
- No piccino... io sono abituata al sangue! Anzi mi fa stare meglio.
- Non ho mai conosciuto una persona speciale come te! ti voglio tanto bene. Io pero' non ho piu' mamma ne' papa'. Mi hanno picchiato e abbandonato. Perche' non diventi tu la mia mamma?
- EH? Io non sono fatta per queste cose... ma conosco un signore che ti terra' d'occhio e ti fara' crescere senza combinare piu' danni. E' in un paese lontano lontano: Alma Civitas. Questo uomo si chiama Seneca: e' un vecchio un po' rincitrullito... ma simpatico.
- Si' signora! Faro' come dite voi...
- Sta bene.

Pronuncio' due parole... e spari'.
Pochi secondi dopo mi sembro' quasi di svenire e mi ritrovai da un altra parte!

- Kosh, piccolino, questo e' Seneca, si prendera' cura di te.
- Signora! Mi dica almeno come faro' a trovarla.
- Non e' un problema ... piuttosto... saro' io a tornare... la tua vita... mi interessa.
- Non se ne vada via!

Ma la donna con due gesti creo una piccola porticina dal nulla, vi entro', la richiuse e tutto spari'.

- Ebbene giovanotto - disse seneca - Hai controllato il recinto degli animali?
- Recinto degli animali ma dove e'?
- Oh Eroi state pronti a difendere la citta' dagli invasori!

Si'... era veramente suonato Seneca... ma era un buon vecchio!

Passai 5 anni ad alma civitas, ed arrivato all'eta' di 17 anni decisi di intraprendere gli studi universitari per diventare stregone... ed in poco tempo accumulai abbastanza esperienza per diventare un "chump".

Ma torniamo al presente... e alla voce... che mi rimbombava nelle orecchie. ...

Ero combattuto tra due spinte emotive di egual forza. Mi sentivo come quel mulo che, posto ad una distanza equipollente tra due balle di fieno, non potendo scegliere verso quale mangiatoia dirigersi, mori' di fame. Da una parte v'era una vita normale, piatta e facile, dall'altra parte un'esistenza avventurosa, terribile ma entusiasmante. Questi ed altri pensieri congeneri m'occupavano la mente subito dopo la domanda di quella voce misteriosa. Di tutto cio' che avrei potuto compiere, v'era da decidere una sola cosa da portare in atto. Decisi e fui determinato.

- Io, o Signora, non vi conosco e non oso quindi chiedervi aiuto alcuno, benche' me lo offriate. Siate cosi' gentili da palesarvi e dichiarare il vostro nome affiche' possa conoscere voi e le vostre intenzioni.

- Piccolino - rispose - il mio nome non ha alcuna importanza: voi mortali, che cosi' aspramente disprezzate la mia stirpe, mi chiamate in vari modi: immondo essere, creatura delle tenebre, vampira, ma mi potrai chiamare Eos.

- Eos e' un nome cosi' bello che non posso credere che vi possano essere persone che osano chiamarvi in un altro modo.

Dal nulla apparse una figura avvolta nell'oscurita'. Benche' il mio occhio non si fosse potuto spingere molto al di la' di quella cortina oscura, ricordo chiaramente vaghe forme, proprie di quella qualita' che si e' soliti chiamare bellezza. Cosa c'e' di tanto terribile in un questa persona?

- Tu sei Kosh, vero?

- Si', questo e' il mio nome, ma voi, come fate a saperlo?

- Non porti troppe domande. Dimmi piccolino, conosci il temibile serpente cieco?

- No mia signora, non l'ho mai sentito ne' visto ne' sentito nominare.

- Bene. Adesso lo conoscerai, e lo ucciderai... col mio aiuto.

E sorrise. Non avevo mai visto un sorriso cosi' bello, eppur cosi' inquietante. Un brivido mi attraverso' la schiena: da piccolo mio nonno mi raccontava di storie di demonesse bellissime che venivano nel nostro mondo per sedurre i mortali e trasportarli in un mondo di incubo e disperazione dopo aver corrotto loro l'anima. Tuttavia Eos, benche' m'avesse suscitato strane emozioni colla sua presenza, non sollevava in me timore. In seguito ad un mio cenno d'assenso, la bella vampira disegno' una porticina nell'aria, la apri' e mi disse di entrare con lei. Immediatamente fui trasportato in un tunnel buio, al centro del quale ondeggiava lentamente un serpente che aveva tutta l'aria di dover essere cieco. Eos pronuncio' alcune parole e subito i miei occhi brillarono - Dovresti vederci meglio adesso - aggiunse.

- Dimmi Kosh, quanta esperienza hai accumulato in questi mesi passati ad Alma Civitas?

- La mia maestra di arti magiche mi chiama "Enchanter" (Offrpg:liv 19).

- Bene... allora ti puoi polimorfare in un minotauro.

Dovete sapere che, benche' quella del polimorfarsi fosse stata da me un'arte gia' appresa e compresa, non mi piaceva affatto cambiare il mio aspetto. Tuttavia la voce di Eos era cosi' suadente e convincente che non potei non fare a meno di eseguire i suoi ordini. Pensai intensamente alla creatura in cui dovevo trasformarmi, perche' cosi' mi aveva insegnato la mia maestra di Talonia. Il mio corpo incomincio' a vibrare. Ogni fibra muscolare si tese fino allo spasimo e sembro' quasi rompersi. Una sensazione di malessere mi percorse dalla testa ai piedi, mi sebro' di morire, ma poi tutto passo'. Mi guardai del mani: erano enormi e pelose; i miei piedi erano simili a quelli di un cavallo; le braccia forti e possenti, ma cio' che piu' mi fece inorridire fu il mio viso: era quello di un toro.

- Kosh con l'arte del polimorfarsi puoi diventare molte creature e combattere con le loro abilita'. Adesso sei un minotauro e hai la forza di un toro infuriato nelle braccia. Impugna la tua arma, e sfida il serpente cieco.

Non mi feci ripetere due volte quell'invito. Tentai di muovermi silenzioso come un gatto, ma il rumore degli zoccoli rimbombo' in tutto il corridoio: il serpente improvvisamente volte la testa verso di me e sibilo'. Era un rumore orribile, un presagio di morte. Tuttavia armato di un coraggio inaspettato, forse derivante dall'intimo desiderio di non deludere la signora che mi stava affianco, tirai due fendenti al serpente che, dopo averli scansati, si scaglio' contro di me e tento' di mordermi. Feci appena in tempo ad alzare lo scudo per proteggermi dalla sua furia, ma l'impatto, cosi' forte e inaspettato, mi fece scivolare indietro e cadere. Per qualche secondo, stordito, cercai di menare la spada cosi' come potevo, ma nessuno dei miei colpi raggiunse l'obiettivo. Il serpente cieco tentava di trovarmi a tastoni, colpendo piu' volte il terreno seguendo una linea retta che sarebbe giunta inesorabilmente a me. Trovai inaspettatamente la forza di alzarmi e tentai di lanciare un magico getto d'acido al mio avversario, ma la paura e la stanchezza prevalsero sulla mia concentrazione. Mi gettai dunque a capofitto nella battaglia e tirai piu' colpi al serpente che pian piano incominciava a sanguinare copiosamente. Benche' stanco e ferito, il serpente si giro' e, quasi accennando un vago sorriso, si lancio' sul mio braccio che squarcio': la spada mi cadde di mano e raggiungendo il suolo produsse un rumore metallico che rimbombo', come il rumore dei miei zoccoli, in tutto il tunnel. Tic tic tic tic...Improvvisamente comparvero dal nulla mille occhi rossi. Poi gli occhi rossi furono seguiti da mille teste... erano formiche, grossissime, e tutte erano attirate da me, dal mio sangue che sgorgava dalla ferita. Mi girai, guardai Eos negli occhi implorante. Eos capi' immediatamente. Alzo' un braccio in aria, sembro' come raccogliere una immensa energia, poi apri' la mano e una nube di gas si sprigiono' dalle sue dita. Al contatto con i corpi dei nemici il gas divento' un liquido che immediatamente prese fuoco. Scappai impaurito: avevo paura di morire combusto anche io. Sentii tantissimi urli stranzianti, una risata ferina sopra a tutto e poi il silenzio.

- Kosh, pensi dunque quindi che la mia magia possa nuocere a te, piccolino?

- Mia signora... io ho avuto paura.

- Kosh, con me affianco non dovrai temere di nulla, per sempre.

Rassicurato tornai indietro da dove ero fuggito. Cio' di cui non mi ero accorto era che il mio braccio continuava a sanguinare abbondantemente ed una stanchezza improvvisa mi stava prendendo inesorabilmente. Arrivato a pochi passi da Eos le gambe cedettero e caddi sulle ginocchia. Persi la concentrazione ancora e l'incantesimo che mi aveva trasformato in un minotauro scompari'. Tornai alla mia forma originaria.

- Io... sto... sto per...

Un fiotto di sangue mi usci' dalla bocca e offusco' le ultime mie parole. Svenni.

E' buio qui. Cerco di muovermi ma ogni movimento risulta nullo, come se stessi galleggiando nel vuoto. Cerco di toccarmi il viso per sincerarmi di essere ancora vivo, ma le mie mani non arrivano a toccare nulla, cerco di vedere le mie mani ma non vedo nulla. Ero nel nulla ed ero nulla. L'orizzonte, che era piu' nero della pece, incomincio' a schiarirsi. La luce che incominciava a sorgere divento' presto acciecante. Chiusi gli occhi per il dolore. E sembro' di svegliarmi di nuovo. Una mano fredda, gelida, era posata sul mio corpo steso a terra. Ero privo di ferite, e pieno di vigore. Ma quella mano... quella mano mi suscito' una mole di ricordi che mi stordirono. Mi ritorno' alla mente la mia gioventu', quando fui scacciato da casa e rimasi quasi ucciso, e una donna mi riporto' alla vita...

I suoi occhi. Era impossibile dimenticare quello sguardo. Gia' un altra volta si era posato amorevolmente su di me. Ricordai tutto.

- Tu... tu sei... tu sei...!

- Shhh... sei ancora debole, non sforzarti.

Ma fui deciso a non seguire ancora il suo consiglio. Mi alzai e l'abbracciai fortemente.

- Tu, Eos, tu mi curasti tanti anni fa, un'altra volta! Tu mi riportasti alla vita! Ti prego, non fuggire piu'. Sono cinque anni che ti sto cercando.

- Kosh, piccolino, si' sono io quella che tu dici. Ma adesso devo andare di nuovo. Mi stanno chiamando.

- Eos! Ti prego! Non andare, ti seguiro' ovunque!

- Vorresti dunque seguirmi ovunque? Sei tu dunque cosi' legato a questa figura da mettere a rischio la tua vita? Sai chi sono, anzi, CHE cosa sono? Io sono una Vampira, figlia di una stirpe maledetta, disprezzata odiata vituperata dagli uomini. Il nome Vampiro e' pronunciato con orrore, e vi sono persone che mi cercano per uccidermi. Vuoi dunque tu seguirmi ancora?

- Io ti seguiro' ovunque tu vada, faro' tutto quello che vuoi.

- Sarai disprezzato ed odiato. Tutti i tuoi amici e conoscenti ti abbandoneranno. Dovrai confidare solo su di te, non ti dovrai fidare di nessuno. Tu, vuoi ancora seguirmi?

- E cosi' sia. Ti faro' conoscere l'Ombra, l'Oscurita'. Il tuo nome sara' Kosh, lo stregone dell'Ombra e io saro' la tua padrona. Ti conosceranno tutti come mio ghoul, ti odieranno tutti come mio ghoul.

La strinsi ancora fortemente. Avevo trovato la mia vita, la mia nuova vita. Una lacrima mi solco' il viso, discese le guance, e si areno' all'angolo esterno della bocca. Ne sentii il sapore. Era un po' salata, ma nulla in confronto alla vita che avrei dovuto affrontare come...


Kosh, lo Stregone Adepto dell'Ombra, Ghoul di Eos la Vampira Gangrel.

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