Lumen et Umbra Wiki
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Non credevo potesse esistere la vita oltre la morte...di questo un tempo, ero certo.
Non credevo esistesse un modo di essere che fosse un tale tripudio di piacere e lussuria, di sensualità e depravazione...
Non credevo molte cose...
Poi venne Vladimir...

Non ricordo quando sono nato, non sono neanche sicuro di quale possa essere la mia reale età; il mio passato non è che un miscuglio di crimini, scelleratezze ed eccessi e di cui, a volte, nemmeno ricordo il giusto ordine cronologico.
Ma esiste un fatto, un fatto accadutomi molto tempo addietro di cui conservo un’immagine nitida come nessuna, un fatto di cui ora vi voglio parlare, perché possiate capire cosa io, effettivamente sia.

Di notte, all'età che molti esseri di razza umana definirebbero di quindici anni, ero uso far visita a diversi tra i più sudici e malfamati bordelli della città in cerca di quel piacere fisico che potesse, almeno momentaneamente, sedare il malessere mentale che si divertiva ad infastidire i miei pensieri fino a renderli pesino dolorosi; fu in una di queste peccaminose visite che per la prima volta incontrai ciò che ora mi procura più piacere e mi mantiene in vita, fu allora che conobbi il Sangue...

Gironzolavo, come al solito, in un locale al cui piano superiore esperte donne, femmine depravate e pallide ragazzine forse ancor sotto i vent’anni, si intrattenevano con uomini e donne in orge e incontri che scavalcavano il limite della moralità sconfinando spesso nel criminale.

Leggermene annebbiato e stordito sia dall’alcol sia dal laudano, che scorrevano copiosi nelle mie vene, decisi che era giunto il momento di far visita a Tashja, la mia “accompagnatrice” preferita; era giunto il momento di salire di sopra.

Gia a metà delle scale, i gemiti di piacere degli svariati incontri sessuali che si svolgevano dietro ognuna delle porte che mi accingevo a raggiungere, mi arrivavano attutiti ma carichi del loro significato; la stanza verso la quale mi stavo dirigendo era l’ultima sulla destra, ma qualcosa mi avrebbe impedito di entrarvi.

Da dietro quella porta provenivano degli strani gemiti, di piacere certo, ma diversi, soffocati e gorgoglianti.

Un po’ infastidito, ma al tempo stesso curioso,mi avvicinai alla porta per poter soddisfare la mia curiosità, della quale io stesso non riuscivo a darmi spiegazione, era come se qualcosa mi obbligasse a scoprire cosa si celava dietro quella porta, non ero io a volerlo.

Dopo un poco pretenzioso e fallimentare tentativo di appagare le mie curiosità attraverso la serratura, dalla quale intravedevo solo ombre che si concedevano al piacere, mi accorsi che la stanza adiacente, la penultima del corridoio, era momentaneamente vuota. Il cuore, ammesso che almeno allora ne avessi uno, cominciò ad accelerare, ma all'eccitazione tipica del guardone e dell'esibizionista che ora sono conscio di essere, subentrò il folle raziocinio e l'assoluta volontà di vedere ciò che dava origine a quei gemiti, ormai divenuti un'ossessione.

Ora non era la strana forza che mi attirava verso il sudicio locale, ma ero io stesso a volerlo raggiungere.

Rapido, deciso ma con leggerezza di un’aquila, mi introdussi nella stanzetta adiacente, uscii dalla finestra, mi posizionai sulla ringhiera del piccolo balcone e con un balzo che a quei tempi non credevo di essere in grado di portare a compimento, mi aggrappai al balcone dell'appartamento del quale volevo spiare gli occupanti.

In un attimo ero appiattito contro il muro e mi accingevo a gettare quell'occhiata all'interno del locale, che mi avrebbe cambiato la vita per sempre.
Calmo e in assoluto controllo delle mie emozioni, lentamente, cominciai a sporgere la testa, stranamente le tende erano aperte, dico stranamente perché era consuetudine di Tashja lavorare con le tende chiuse.

Una fioca luce permetteva a due ombre, quelle di un uomo e di una donna, di danzare contro il muro, due ombre di cui presto avrei conosciuto i proprietari...
Mi scorsi ancora un po’ e finalmente vidi...
Ora potevo vedere, ora la mia curiosità poteva divorare come un'ossessa la sua parte di trionfo, davanti ai miei occhi un uomo del quale non riuscivo a scorgere il volto stava possedendo da dietro, probabilmente sodomizzando, una donna dal corpo stupendo, dalle forme seducenti alla quale era stata mozzata la lingua, una ragazza alla quale una madre, solo pochi anni prima, aveva dato il nome di Tashja.

Dalle labbra della ragazza, completamente imbrattate di rosso, un miscuglio di saliva e Sangue colava fluido verso il materasso sul quale aveva formato un pozza oleosa e densa, indice del fatto che il gioco si era protratto per lungo tempo; il volto della femmina pareva inanimato, i suoi occhi lasciavano intuire che solo un minimo della sua vita era stato risparmiato dallo scorrerle via dal corpo, quel minimo che permettesse all'uomo, che ancora non aveva un volto, di godere di un corpo soggiogato ma dotato di un cuore ancora vivo.

Invece di restar inorridito dalla terribile scena che si svolgeva dietro uno sporco vetro, a pochi metri dalla mia faccia, io, ne rimasi affascinato.

Il contrasto tra il rosso scuro del Sangue e il pallore della pelle della prostituta era uno spettacolo affascinante arricchito dai gemiti di piacere dell'uomo e dal fluire dell'aria attraverso la bocca mutilata della meretrice, il corpo di Tashja sporco di sangue, rappreso in alcuni punti, ancor liquido in altri, era più potente di qualsiasi droga che avessi mai provato, non riuscivo a distogliere lo sguardo dal volto di lei dai suoi seni e dai sui fianchi.

L'uomo che ne era al tempo stesso l'amante e il carnefice, che la stava impalando con il suo sesso non faceva, pero ora, parte di ciò che i miei occhi vedevano.
All'improvviso il sadico equilibrio che regnava in quell’antro di tortura, venne rotto da alcune voci: un’altra prostituta stava entrando nell'appartamento adiacente, lo stesso che avevo trovato aperto solo pochi minuti prima, in compagnia di altra due donne, probabilmente clienti lesbiche, con le quali si apprestava a dar vita ad una piccola orgia al femminile; ora tutto il tempo che pareva aver rallentato improvvisamente accelera, fulmineo, l'uomo senza un volto afferra un coltello d'argento che ancora non avevo notato, si stacca dal corpo di Tashja e con un fendente deciso squarcia la gola della ragazza che fino a pochi secondi prima stava violentando.
Il Sangue esce a getto continuo dalla carotide, la pozza di prima ora è un lago che si ingrossa e in breve diviene un mare, quell’immensità di sangue mi sconvolge e mi attrae, con un rapido colpo d’occhio scorgo un vassoio sul quale una lingua gonfia e gocciolante Sangue, sembra appoggiata come se fosse una pietanza, ma appena il mio sguardo vi indugia, l'uomo senza un volto si avventa sull'organo umano ormai privo di vita, lo afferra e si dirige verso la finestra, si dirige verso quella finestra dalla quale io sto osservando incantato, o la scena...
Finalmente posso guardalo in viso...
Finalmente l’uomo senza volto smette di essere tale...
Il suo volto è insieme bellezza e malvagità, sensualità e depravazione è un volto che niente potrà cancellare dalla mia memoria e che non descriverò oltre, per poterne gelosamente custodire il ricordo.
L’uomo spalanca la finestra con un potente calcio; io, insieme impaurito e sorpreso, colpito dalla suo stesso calcio crollo schiena a terra sul balcone. Il suo volto si avvicina al mio così tanto che riesco a sentire il suo alito misto di tabacco e whikey, mi agguanta il colletto della giacca e senza il minimo sforzo mi solleva inchiodandomi al muro.
I suoi occhi emanano odio e voglia di uccidere, per la prima volta in vita mia provo paura. Poi un sorriso sbuca dal nulla sulle sue labbra sottili e con una voce mefitica lui mi dice: “…un giorno ne avrai altro di questo…”
…poi sghignazzante come la più demoniaca delle creature spicca un fenomenale balzo dal balcone e sparisce nella densa nebbia notturna...
Da allora conosco l'orgasmo del Sangue...
Poi venne Vladimir...

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